Il territorio

IL TERRITORIO

A delimitare il lato sud-occidentale dell’alta val d’Agri si ergono l’imponente il Massiccio del Sirino (2.005 m) e il solitario dente calcareo del Raparo (1.761 m), da alcuni studiosi considerati come estreme propaggini meridionali del gruppo della Maddalena.
Tra questi, prima delle alte vette del Pollino, svettano – ripide e solitarie – le due cime gemelle del Monte Alpi (1.893 m e 1.900 m); poco più a sud sono quelle, acuminate e selvose, dei Monti La Spina (1.652 m) e Zaccana (1.580 m).

massiccio del sirino

Il massiccio del Sirino, estrema propaggine meridionale del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, comprende alcune tra le maggiori vette dell’Appennino Meridionale: monte Papa (2005 m), Cima De Lorenzo (2004 m), Timpa Scazzariddo (1930 m) e monte Sirino (1907 m).
Dall’aspetto imponente ma compatto, il gruppo montuoso è situato a ridosso del mar Tirreno, nella parte sud occidentale della regione Basilicata (comuni di Lauria e di Lagonegro), a dominio delle valli solcate dai fiumi Noce, Sinni ed Agri.
Dalle sue vaste e spoglie praterie di vetta, lo sguardo spazia verso il golfo di Policastro, le guglie irte e selvose dei monti La Spina e Zaccana, l’imponente acrocoro del Pollino, il vasto ed immacolato bosco Magnano, i ripidi contrafforti del monte Alpi, il Raparo e le ampie e verdeggianti valli di Diano e dell’Agri.

Origine del nome
La denominazione del massiccio prende il nome dalla vetta principale, che è superata in altezza solamente dal monte Papa. Sirino deriva a sua volta dal nome antico del fiume che vi nasce, Siris, l’attuale Sinni, la cui radice sanscrita sar significa scorrere, fluire. Alla foce del fiume, collegata al mar Ionio nel tratto costiero tra Policoro e Rotondella, anticamente era situata la città di Siris. Quando, nel V secolo a.C., fu vinta e distrutta dai tarantini, gli abitanti furono spinti nell’entroterra in direzione dell’alta valle del fiume, costituendo quei popoli sirini menzionati da Plinio che diedero poi il nome alla montagna.

Geologia e tracce del passato
Come la gran parte della vicina dorsale costituita dai monti Pierfaone, Volturino e Viggiano, anche l’origine di questo massiccio è antichissima, ascrivibile ad un periodo anteriore alla sollevazione della stessa catena appenninica.
Importanti resti di fossili appartenuti ad animali preistorici (mammouth, rinoceronti, orsi, grosse tigri, jene, rettili imponenti), così come le tracce umane nella grotta di Latronico, documentano dal punto di vista archeologico i segni di un’antichissima presenza umana ed animale.

Idrografia e Glacialismo
A causa dell’influenza dovuta alla vicinanza del Tirreno, il gruppo è investito da precipitazioni particolarmente abbondanti (tra le più copiose dell’intero arco appenninico): da 2.000 a 2.500 mm in media all’anno, che d’inverno si trasformano in una spessa e candida coltre nevosa, la cui fusione, peraltro, è piuttosto attardata.
Per tale motivo tutto il territorio del Sirino è ricchissimo d’acque: dalle sue pendici sgorgano molteplici sorgenti, che vanno ad alimentare numerosi corsi d’acqua oltre che deliziosi laghetti. Il massiccio segna lo spartiacque appenninico tra i bacini dei fiumi Agri e Sinni ad est e dei fiumi Calore e Noce ad ovest.
Il Remmo o Laudemio, posto ad un’altitudine di 1.525 m, è il lago di origine glaciale più meridionale d’Italia: esteso per poco più di due ettari ed immerso in una fitta ed alta faggeta, il bacino si è formato a seguito dello sbarramento costituito dalla morena frontale di un grande ghiacciaio, che nel Quaternario scendeva per circa quattro chilometri dal lato nord del monte Papa (2.005 m), sino ad arrivare in località Petinachiana.
Anche il lago (o stagno) Zapano è di origine glaciale: la conca che lo delimita è dovuta alla morena frontale di un secondo ghiacciaio che, incuneandosi nella valle del Cacciatore, scendeva dal lato nord occidentale del monte Sirino (1.907 m).
Infine, un ghiacciaio più piccolo occupava il vallone Niello, muovendosi dal versante meridionale del monte Papa.
Situato alle pendici del massiccio, ad una quota di 788 m e con una superficie di circa cinque ettari (variabile a seconda delle precipitazioni), il lago Sirino è un tipico lago di sbarramento che assume una forma irregolarmente ellittica. Le sue acque limpide sono alimentate da una piccola sorgente a monte, dalle piogge abbondanti e da piccoli affioramenti scaturenti dal versante sud occidentale della montagna.

Bibliografia

G. De Lorenzo, Geologia e geografia fisica dell’Italia meridionale, Laterza, Bari, 1904
G. De Lorenzo, G. Dainelli, Il glaciale dei dintorni di Lagonegro, Napoli, 1923
A. Bavusi, G. Settembrino, Natura in Basilicata, Alagrafica Volonnino, 1992
F.Boenzi, G.Palmentola, Nuove osservazioni sulle tracce glaciali nell’Appennino lucano, estratto dal “Bollettino del Comitato Glaciologico italiano”, n. 20 – II serie – 1972

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